
Parigi… Val bene Montmartre
Se penso a Parigi sono talmente tante le cose che vorrei condividere con voi che mi vanno insieme i pensieri.
La prima volta che sono arrivato qui ero davvero piccolo.
Ricordo ancora l’emozione di quando sono sceso dall’aereo e ho percorso i lunghi corridoi dell’aeroporto con l'”elettricità” di chi stava per scoprire una grande città, della quale i miei genitori e il nonno mi avevano già tanto parlato.
Con aspettative così alte era facile rimanere delusi, ma Parigi è una delle poche città al mondo che non può deludere mai. A parte il fatto che da piccoli è più difficile rimanere delusi.
Così, scrivendo queste righe, mi domandavo da dove partire: da una strada, oppure da un museo, da una Chiesa, da un arrondissement, da un parco o da una crêperie…
E ho deciso di partire da Montmartre.

Non ho mai dormito a Montmartre, noi abbiamo sempre come base Saint Germain de Pres, ma non c’è stata volta che sono andato a Parigi senza trascorrerci una giornata. Un luogo importante per la Storia di Parigi e per le persone che di Parigi hanno fatto la Storia.
Si trova nel XVIII° arrondissement, quindi non vicina dal centro, e sorge sulla collina che porta il suo nome. Ha origini antiche, che risalgono all’epoca gallo-romana (quella di Asterix per intenderci), ma è nel XIX secolo che ha raggiunto la sua grande notorietà per essere stata la “casa” di tanti artisti che hanno trovato in questa zona (al tempo periferica) il luogo ideale dove vivere.
Nel secondo dopoguerra, fra il 1940 e il 1950, Montmartre diventa un centro artistico di grande vivacità. Scrittori, pittori e artisti di ogni genere qui trovano una libertà senza schemi che si trasformerà in grande creatività. Un’atmosfera magica dove sperimentare liberamente e soprattutto condividere arte e vita, semplicemente seduti al tavolino di un bar.
Artisti come Henri de Toulusse-Lautrec, che visse gran parte della sua vita a Montmartre e che nei suoi dipinti riuscì – grazie alla sua amicizia con gli altri abitanti e al suo amore per il Moulin Rouge – a trasferire così bene la vita del quartiere. Oppure Edgard Degas, che spesso era possibile incontrare seduto nei bar e nelle piazzette. Lo stesso Amedeo Modigliani, grande artista livornese, vi si trasferì nel 1906 e fu negli anni parigini che nacque il suo stile unico e inconfondibile che lo portava a dipingere le persone con colli cosi allungati. Lo stesso Picasso, negli anni di Montmartre, concepì alcune delle sue opere più “rivoluzionarie”. Ma molti altri ancora sono vissuti tra le vigne di questa collina magica.
L’itinerario che seguo, quando vengo qui, è sempre abbastanza simile, quello che cambia è se parto direttamente dal Sacré-Cœur e poi scendo (e allora il Cimitero lo tengo come ultima tappa) oppure se parto da Place de Clichy dove si può arrivare comodamente con la metro e risalgo verso la Basilica.
Sicuramente il cimitero di Montmartre è una tappa d’obbligo: è un luogo di grande pace e non incute tristezza. Prima di scendere i gradini che portano verso il cimitero, mia madre si ferma sempre ad una specie di banchetto, collegato ad uno stanzino/negozietto proprio sulla strada, pieno di cose vecchie e senza senso con dei prezzi popolari. Lei riesce sempre a comprare qualcosa di assolutamente inutile e malandato, che sia una tazza, dei cucchiaini, una spilla o un disco in vinile… Prima di entrare al cimitero la seconda tappa è al negozio di fiori dove ogni volta prendiamo una piccola piantina da portare a Monsieur Truffaut: non possiamo esimerci di salutarlo e ringraziarlo per i film meravigliosi che ci ha regalato.



A volte si fanno anche incontri divertenti. L’ultima volta, ad esempio, proprio all’ingresso sulla tomba di famiglia di Henry Dauberville ho trovato un magnifico micione che, serafico, se ne stava lì a prendere l’ultimo sole tiepido dell’autunno e non aveva nessun desiderio di schiodarsi.
Per curiosità sono andato a cercare chi fosse Henry Dauberville
e ho scoperto che era un pittore e acquarellista di successo, oltre ad aver scritto un libro bellissimo “Sacha Guitry: souvenirs” in cui narra la sua amicizia cinquantennale con l’attore e uomo di teatro francese, le sue battute, le sue debolezze e le sue grandezze. In questo modo, con il racconto dei ricordi di un’amicizia, Dauberville ci regala lo spaccato di una Francia in grande fermento culturale con personaggi del calibro di Renoir, Mallarmé, Sarah Bernhardt, Monet…
Incuriosito l’ho preso usato su Amazon e ve lo consiglio davvero (si trova anche in formato kindle per pochi euro). Poi ho continuato nelle mie connessioni “internettiane”. E ho scoperto che Sacha Guitry è l’autore di un libretto “Memorie di un Baro”, che piace molto a mia madre. Questo solo per sottolineare la magia di internet che da una suggestione come quella del micio, ti può trascinare in un vortice di ricerche, nelle quali noi curiosi possiamo restare travolti per ore.

A volte si fanno anche incontri divertenti. L’ultima volta, ad esempio, proprio all’ingresso sulla tomba di famiglia di Henry Dauberville ho trovato un magnifico micione che, serafico, se ne stava lì a prendere l’ultimo sole tiepido dell’autunno e non aveva nessun desiderio di schiodarsi.

Per curiosità sono andato a cercare chi fosse Henry Dauberville
e ho scoperto che era un pittore e acquarellista di successo, oltre ad aver scritto un libro bellissimo “Sacha Guitry: souvenirs” in cui narra la sua amicizia cinquantennale con l’attore e uomo di teatro francese, le sue battute, le sue debolezze e le sue grandezze. In questo modo, con il racconto dei ricordi di un’amicizia, Dauberville ci regala lo spaccato di una Francia in grande fermento culturale con personaggi del calibro di Renoir, Mallarmé, Sarah Bernhardt, Monet…
Incuriosito l’ho preso usato su Amazon e ve lo consiglio davvero (si trova anche in formato kindle per pochi euro). Poi ho continuato nelle mie connessioni “internettiane”. E ho scoperto che Sacha Guitry è l’autore di un libretto “Memorie di un Baro”, che piace molto a mia madre. Questo solo per sottolineare la magia di internet che da una suggestione come quella del micio, ti può trascinare in un vortice di ricerche, nelle quali noi curiosi possiamo restare travolti per ore.
Ma tornando a lui, a Monsieur Dauberville, certamente era anche una gran brava persona, se ha meritato la compagnia di un amico a quattro zampe. Camminando per i viali si incontrano altre personalità a cui dobbiamo essere molto grati come Stendhal (Henry Beyle) che ha un’epigrafe molto bella (Arrigo BEYLE. Milanese. Scrisse. Amò. Visse) e Mme Louise Weber, detta “la Goulue” (la golosa), creatrice del French Can-Can e quindi a pieno titolo personalità francese.
Lasciando il cimitero di Montmartre si riprende la salita. Molte brasserie e pasticcerie offrono la possibilità di una sosta rigeneratrice, come la
Maison di Arnaud Larher www.arnaudlarher.com
per poi arrivare a Place Constantin Pecqueur e da qui salire i gradini che portano al busto di Dalida. Ho scoperto chi fosse questa cantante quando ho visto per la prima volta la statua che la ritrae e che non ho ancora capito se mi piace (o no)

Di lei ho però capito che è stata tanto famosa quanto infelice. Da Place Dalida parte una delle vie che amo più di Parigi, rue de l’Abreuvoir. Una strada meravigliosa che si snoda nel quartiere formando una strana curva. La via esisteva già agli inizi del 1300, ma allora si chiamava “Ruelle qui va au but” per una fontana che si trovava vicino e che ora non c’è più. Così come non esiste più l’abbeveratoio che diede il nome alla via alla metà dell’Ottocento.

Percorrendo la strada, sulla sinistra si trova “La Maison Rose” (https://lamaisonrose-montmartre.com), un ristorante super instagrammato perché reso celebre dalla famosa e divertente serie tv “Emily in Paris”. Se riuscite ad andarci a cena aspetto commenti da voi. Noi abbiamo provato a prenotare più volte, ma non abbiamo mai trovato posto, credo sia necessario farlo con largo anticipo e noi non siamo mai campioni di largo anticipo.
Alla fine della salita vi trovate alla Basilique du Sacré-Cœur. Da lì è possibile ammirare una delle vedute più belle su Parigi. La fatica ne è valsa la pena.
Tutta Parigi davanti agli occhi.

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